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Leadership

DA “PADRE PADRONE” A TEAM BUILDER

Può sembrare strano riflettere su gruppi professionali, organizzativi o aziendali quando si pensa alla coscienza di gruppo ma, come sappiamo, il progresso complessivo dell’umanità è legato al caleidoscopio della diversità e ai progressi compiuti da ogni particella o sottoinsieme. Per questo motivo sembra utile considerare dove sono direzionati in coscienza questi gruppi professionali e anche che cosa eventualmente possono imparare da loro i gruppi spirituali. Sul lavoro siamo ovviamente chiamati a sviluppare la nostra capacità di lavorare bene con gli altri, ad esempio in team e gruppi di progetto, e la scienza dell’efficacia di un gruppo e di un team ha assunto un’enfasi molto significativa negli ultimi due decenni. Ciò è stato in parte alimentato dal desiderio di maggiore efficienza e produttività, in parte spinto dalla sensazione che team e gruppi ad alte prestazioni abbiano accesso a qualcosa di più “invisibile”, più energetico, più relazionale, più creativo e che questa qualità energetica o dinamica porti coesione e impatto su un altro livello.

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LA FOCALIZZAZIONE COME STILE DI LEADERSHIP

Quello della leadership è uno dei temi più complessi e anche più scottanti tra i molti che un gruppo si trova ad affrontare. Ogni gruppo lo risolve a modo suo, secondo la sua storia, la sua tipologia (anche i gruppi hanno una loro tipologia!), il suo grado di maturità. In genere ogni gruppo è nato dall’idea seme di un fondatore o al massimo di un paio di fondatori convergenti in un ideale comune. La figura fondante gode di un carisma indiscusso per lungo tempo: infatti è stata sua l’intuizione e sua l’assunzione di responsabilità di quella nascita. Ha emesso un “suono”, una nota sottile, rivestita poi da forme corrispondenti e visibili; perciò sa anche mantenere quella nota chiara e pura, sufficientemente intensa da essere trainante per coloro che vi rispondono. Quando il fondatore non c’è più, chi si fa carico di preservare la nota originale?

Quando, nel 2009, è mancato il fondatore della Comunità di Etica Vivente, un gruppo di persone, che lui stesso aveva preparato a succedergli, si è trovato a farsi carico della nota del gruppo, così come dei suoi aspetti gestionali e organizzativi. Dato il forte carisma del fondatore, la sfida era grande: si trattava di riuscire a comporre tutti insieme un’unità tale che potesse garantire un buon livello di convergenza sul proposito comune. In pratica, dai molti e diversi che eravamo, avremmo dovuto rappresentare l’uno. Detto così sembra semplice, ma questo passaggio è invece estremamente delicato: per di più è nuovo, perché la leadership di gruppo è un concetto della nuova epoca e pertanto finora poco sperimentato.

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IL LENTO CAMMINO VERSO LA LEADERSHIP DI GRUPPO

L’attuale situazione mondiale aiuta a rendersi conto di come si sta evolvendo il rapporto tra leadership e gruppo, e se la leadership sia ancora una prerogativa dei singoli.
La forma di tale rapporto attualmente più applicata in tutto il mondo è la democrazia, con tutte le sue sfaccettate manifestazioni, a volte anche in palese contraddizione fra di loro. Questo modello presenta molti limiti evidenti, ed è impossibile non riconoscere che è caratterizzato da una forma di uso della forza da parte della maggioranza contro la minoranza: l’imposizione della volontà della maggioranza sulla volontà della minoranza. Sicuramente questo crea un interessante dinamismo creativo, talvolta simile a un pendolo ciclico, ma allo stesso tempo genera anche cicatrici e risentimenti che si manifestano, nel migliore dei casi, tramite un ribaltamento di politiche, e nel peggiore attraverso discriminazioni, esclusioni, detenzioni arbitrarie, ecc., ovvero violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

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